venerdì 24 luglio 2015

2° ANTEPRIMA: IL TESORO SOTTERRANEO DI TRIESTE...



Bondi, mularia mata

In un recente post vi avevo dato un’anteprima sul “tesoro sotterraneo di Trieste”, qui: FRACA QUA

Vi sono tanti misteri nel sottosuolo di Trieste. Ad esempio, cosa facevano due loschi tipi nei sotterranei del noto palazzo Rotonda Pancera di via Felice Venezian?


E perche’ stavano inseguendo nel sottosuolo il famigerato maniaco notturno, armato di punteruolo “pungiculidelledonnine”, noto allora come “Omo Vespa”?

Cosa si celava sotto le cantine dell’antica Osteria alla Marinella (oggi non piu’ esistente), dalle quali si dice- siano usciti, nel 1917, dei prigionieri russi in fuga dalle carceri del Castello di San Giusto?


Questi quesiti, ed altro ancora, verranno chiariti al piu’ presto, in un lungo post dedicato specificatamente ai sotterranei di Trieste, con i suoi segreti ed i suoi misteri non ancora del tutto svelati.


A presto (entro i primi giorni di agosto)


         RENE’

mercoledì 15 luglio 2015

GIACOMO CASANOVA A TRIESTE



Bondì, mularia mata…

Nel 1772, il notissimo Giacomo Casanova, di ritorno dalla Polonia, aveva avuto occasione di fermarsi a Trieste.
La nostra città piacque subito al quarantasettenne Marchese di Seingalt, tanto che più volte verrà citata anche nelle sue “Memorie”, ovvero l’autobiografia del celebre avventuriero veneziano.

In via dei Capitelli, subito all’incrocio con via Trauner, resiste ancor oggi, restaurato, un antichissimo palazzo che nel 1750 ospitò un casinò; più precisamente “L’antico Casino dei Nobili”.
All’epoca, il proprietario del palazzo era il conte Giacomo de Gabbiati, che di sua precisa iniziativa volle trasformarlo in un luogo conviviale per altolocati signori della Trieste bene di allora, dove si potevano tenere periodicamente riunioni serali, cene di gala, dibattiti politici e incontri d’affari.
Ma –come in ogni casinò che si rispetti- l’attività principale era il gioco. In particolare, il gioco d’azzardo!
“Un luogo quanto mai bello e lussuoso”… così venne definito da Casanova, proprio nel suo libro di memorie. Casanova, ovviamente, essendo un gran giocatore, spesso e volentieri si intratteneva in questo casinò durante i suoi soggiorni triestini.

Qui sotto il palazzo “Casino dei Nobili”, in un mio vecchio pupolo/fumetto del 2001:




Ma fu soprattutto un’altra la ragione che spinse Casanova ad affezionarsi moltissimo alla nostra città. Sempre nel 1772, durante il carnevale, Casanova si presentò a Palazzo dei Leo. La nobile famiglia dei Leo apparteneva alle storiche tredici casade triestine, e in quel periodo numerosissime erano le feste organizzate nel palazzo; feste alle quali l’alta borghesia di Trieste non poteva di certo mancare. E Casanova era richiestissimo nei salotti buoni, quindi l'avventuriero veneziano iniziò a frequentare con una certa assiduità anche le feste di Palazzo Leo.

Qui sotto il Palazzo dei Leo come si presenta oggi:

E durante la festa del carnevale 1772 –come dicevo poc’anzi- Casanova fu ospite presso il palazzo. Ad un certo punto della serata, il veneziano incontrò due maschere; un Arlecchino maschio ed un’Arlecchina femmina.
I tre fecero subito amicizia, scambiandosi numerose battute sagaci ed irriverenti, dimostrando a tutti i presenti un’autoironia ed un’intelligenza veramente notevoli.
L’Arlecchino era quello che lanciava le battute e le ironie più pungenti, ma il maggior interesse di Casanova era rivolto principalmente all’Arlecchina (e come dargli torto?).
Alla fine della festa vi fu l’obbligo di tirarsi via le maschere, e… sorpresa; l’Arlecchina era il maschio, mentre l’Arlecchino era la femmina!!

Casanova rimase alquanto stupito, ma, da gentiluomo qual era, non mancò di complimentarsi immediatamente con i due arlecchini, apprezzando il tiro ben riuscito (a carnevale ogni scherzo vale!).
L’Arlecchina femmina, una donna bellissima, era la figlia del padrone di casa.
L’Arlecchino maschio, invece, era il fratello.
Al termine della festa, tanto per non smentirsi, Giacomo Casanova si ritirò assieme alla donna in una stanza privata del palazzo. Lì, tra il buio complice della stanza e la passionalità della notte, tra i due nacque subito l'effervescente scintilla dell'amore. Un grande amore che durò per più di un anno; tra il 1772 ed il 1773, Casanova fece spesso delle puntate a Trieste per incontrarsi con la donna.
In seguito, alla fine della loro storia restò una lunga amicizia, consolidata soprattutto da una fitta corrispondenza.
Anche questo episodio verrà in seguito narrato dallo stesso Casanova, nelle sue memorie.





Alla prossima

       René