venerdì 30 ottobre 2015

BABUDER, IL FANTASMA SENZA TESTA DEL CASTELLO DI SAN GIUSTO (TRIESTE)



Buondì, mularia mata

I disi che doman sera, 31 de otobre, ghe sarà Alouin. Alouin? E cossa xe sto Alouin, siora Nina?
Ahhh, Halloween. Ma xe roba foresta!!! Bon, ma tanto ghe xe tanti triestini che i speta Halloween, per po ‘ndar de casa in casa a dir: dolceto o scherzeto? Ben bon, che i fazi pur mi, co’ gavevo i loro anni, ‘ndavo de casa in casa a cantar i tre Re, soto Nadal.



Ma ritorniamo al post. 
Dunque, il signore presente nel mio pupolo fumetto è (anzi, era) Babuder, un tizio catalano (non si sa di più) che viveva nella Trieste di inizio '700.
Di Babuder si sa solamente che fu un ladro e baro, e per questo motivo un giorno venne arrestato e successivamente condotto nelle carceri allora presenti all’interno del Castello di San Giusto.
Durante una notte di luna piena, il Babuder riuscii quasi ad evadere, ma sulla sua strada si era improvvisamente ritrovato di fronte ad una guardia. Senza pensarci sopra più di tanto, il Babuder tirò fuori un coltello che –fino a quel momento- teneva nascosto sotto la giacca, ed ammazzò la guardia. Attirati dalle urla di quest’ultimo, altri gendarmi giunsero immediatamente sul posto.
Il Babuder venne subito condannato a morte e la condanna venne eseguita poche ore dopo il fatto, alle prime luci dell’alba, nel cortile delle milizie interno al castello.
Un boia prese l’ascia e
ZAC!, tagliò di netto la testa del Babuder.
Da quel giorno, lo spirito senza pace (e senza testa) del Babuder iniziò ad aggirarsi ogni notte (con particolare predilezione per le notti di luna piena) attraverso le stanze, le sale, i sotterranei ed il cortile del castello.
Pian pianino, la leggenda del Babuder cadde nell’oblio fino al 1983; durante l’estate di quell’anno, infatti, una squadra di speleologi facenti parte della Società Adriatica di Speleologia (sezione Speleo-Urbana) si mise all’opera per svuotare –mediante potenti idrovore- il grande pozzo cisterna presente nel cortile delle milizie (tutto ciò a scopo scientifico e di esplorazione). La vuotatura del pozzo continuò per due giorni interi andando avanti, senza sosta, anche a notte fonda.

La governante, che doveva stare pure lei all’interno del castello, fino a notte fonda, a lavare i piatti, disse a due speleologi: “Fe, fe pur che tanto lu el xe contento!” (traduzione: Fate, fate pure. Che comunque lui è contento!)
“Chi xe contento, Signora? ” domandò uno degli speleologi.
E la governante: “Babuder, el fantasma del castel. Quasi ogni note el ciacola con mi, ma ogi el xe contento perché finalmente ghe xe 'ssai gente. Lu, causa orari noturni, no 'l vedi praticamente mai nissun, a parte mi.” (traduzione: Babuder, il fantasma del castello. Quasi ogni notte si fa una chiacchierata con me, ma oggi è contento perché finalmente c’è tanta gente. Lui, a causa dei suoi orari notturni, non vede praticamente mai nessuno, a parte me.).

La povera governante venne presa per una un po’ suonata, ed il lavoro di svuotatura del pozzo continuò senza problemi (i risultati di questa vuotatura sono ben documentati nel libro: “I sotterranei di Trieste”, Ed. Italo Svevo – 1988).

Infine, nei primi anni '90, un paio di spiritisti si riunirono dentro un palazzo, per fare una seduta spiritica proprio per richiamare Babuder (i giornali locali dedicarono alcuni articoli in proposito). Il Babuder apparve all’improvviso, solo per dire: “Ben bon, visto che me gavè roto i baloni (che ogi gavevo proprio voia de butarme in leto) e desso son qua, ve indicherò indove podarè trovar la mia testa mozada.” (traduzione: Bene. Visto che mi avete disturbato nel mio secolare vagar senza pace (proprio oggi che non era nemmeno notte di luna piena), vi indicherò senza indugi il luogo esatto dove potrete trovare la mia vera testa, cioè quella che mi tagliaron tante notti e tanti secoli or sono.)

Effettivamente il Babuder indicò chiaramente il luogo dove dovrebbe ancor oggi trovarsi tale testa (o quel che ne rimane) agli spiritisti presenti, però questi ultimi non capirono una banana del prosieguo del discorso del fantasma, poiché quest’ultimo, a un certo punto, passò dall’usuale dialetto triestino ad uno specificatamente di origine catalana.


Alla prossima

P.s.: se non altro, come si può vedere nel mio pupolo poco più sopra, il fantasma apprezza le buone letture nostrane (“Le Maldobrie”)

    René

lunedì 5 ottobre 2015

TERRANO JONES ( Indiana Jones alla domacia )



Bondì, mularia mata…

Negli anni ’30, un famoso archeologo e avventuriero triestino si mise a cercare le famose mummie di via Crosada (ricordate? Ne avevo parlato nel 2012, in un post dedicato).
Tale archeologo si chiamava Ciano Bolton Jones III°, professore emerito di archeologia e paleontologia laureatosi a pieni voti all’Università di Klinzenberg (Lapponia).
Ma tutti lo conoscevano col suo soprannome, ovvero “TERRANO JONES”, l’archeologo avventuriero e avvinazzato, che per primo aveva scoperto la famosa barca del’aleanza domacia (quella con il celebre motto “Cicio is not for boat”).

Eccolo qui sotto, in tutto il suo splendore, da me pupolato. Assieme a lui vi sono due dame bellissime ma spietate, ed il fedele servitore GILDO!!! Senza dimenticare, ovviamente, le fiasche de vinassa.



E dopo questa mia solita “putanada morbinara”, vi do’ appuntamento alla prossima. Ciao.

     René