mercoledì 30 gennaio 2013

INDIA




Bondì, mularia mata…

Oggi propongo un altro piccolo fuori tema: un doppio pupolo dedicato all’India, intitolato solo e semplicemente “INDIA” !
A quell’India misteriosa, ormai dimenticata nella sua stessa giungla più impenetrabile, resa celebre in tanti bellissimi racconti di Salgari.
Quell’India, terra misteriosa e sacra, dove le ombre della notte rivelano tutto il magico tormento mistico di queste terre ancestrali.
Un’India, quindi, che parla in presa diretta, raccontando e raccontandosi, in una piccola confessione in forma di poesia.
Per questo pupolo, permettetemi, ho voluto usare un font di scrittura richiamante quelle terre e quelle magiche atmosfere. Ad un primo momento potrà sembrarvi un sanscrito, ma in realtà è, per l’appunto, solo lo stile del font usato.


Aggiungo un aforisma di un grande filosofo e poeta indiano, che fa:

“Non piangere se non vedi il sole, perché le lacrime ti impediranno di vedere le stelle.” – Rabindranath Tagore


Come sempre, click sui pupoli per visualizzarli in grande. I pupoli raffigurano Chantal, una magica principessa indiana, reincarnazione dello spirito di Rama, settimo avatara di Visnu (descritto nel poema indiano "Ramayana"):





   
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domenica 27 gennaio 2013

1973 - 2013: QUARANT'ANNI DI LORENZO PILAT A TRIESTE !!!




Bondì, mularia mata...

Come da titolo, son passati ben quarant'anni ! Quarant'anni da quando uscì un disco.



Il disco, un LP 33 giri, s'intitolava "TRIESTE MATTA", ed era il primo disco del nostro Lorenzo Pilat, dedicato espressamente alle tradizionali canzoni folkloristiche triestine.

Un evento importante, anche se potrebbe non sembrarlo.

Tutto iniziò nel 1971, quando Pilat registrò un programma di canzoni popolari diretto da Vittorio Salvetti, l'indimenticato patron del Festivalbar (Pilat, vinse proprio la primissima edizione della popolarissima rassegna canora, in quel di Asiago, nel lontano 1964).
Il programma, realizzato per la Rai, non andò mai in onda, ma Salvetti, colpito dal modo verace e particolare adottato dal Pilat per interpretare alcuni pezzi popolari, consigliò quest'ultimo di provare a realizzare un disco esclusivamente dedicato al folklore popolare.



Fin da piccino, Lorenzo Pilat è sempre stato un cultore dell'anima musicale di Trieste.
Così, decise di realizzare, per l'appunto, un disco di canzoni folk .
Nel 1972, ogni qualvolta ripassava da Milano a Trieste, imbracciava la sua chitarra acustica a tracolla per poi girare come un bucolico trovatore, attraverso osterie e piazze triestine, alla ricerca di anziani che potessero cantargli qualche canzonetta dimenticata del bel tempo andato.
Non appena scovava un testo inedito e/o perduto, si metteva a trascrivere il tutto su fogli di carta, trascrivendo anche gli accordi e/o la melodia.



Finite le trascrizioni, dopo un lungo lavoro fatto anche e soprattutto di documentazione storica, Pilat aggiungeva un arrangiamento personale, modernizzando il tutto, ma senza stravolgere l'atmosfera originale di ogni singolo brano, anzi.

Non solo, ma da bravo autore (di livello nazionale ed internazionale), con la sua sensibilità ed ispirazione scrisse alcuni brani propri, personali ed impegnati, ma sempre utilizzando il dialetto triestino !



Nacque così l'LP "Trieste matta".
Fu registrato da Pilat assieme ad alcuni suoi amici musicisti, anch'essi triestini. Prima di partire con le incisioni, Pilat ed i suoi si scolarono qualche bicchierino, così, giusto per ottenere nel disco quell'atmosfera goliardica e pura dei canti collettivi da compagnia triestina.   



Dentro al disco vennero inseriti canti e marce allegre come "Da Trieste fino a Zara", "El Tran de Opcina", ecc..
Ma anche intensi brani d'autore come "Co' son lontan de ti (Trieste mia)" di quell'indimenticabile duo di autori triestini che erano Publio Carniel e Raimondo Cornet.



Fra i brani composti dallo stesso Pilat, su tutti svettò, sin da subito, la stupenda "Lassime star cussì". Una canzone romantica e disperata, che narra di un uomo maturo sconfitto in amore e che per questo non sa o non vuole più amare, per non dover incontrare di nuovo la scure tagliente del rimpianto e della solitudine.   

 

Quando l'incisione terminò, l'lp (sotto marchio CBS) venne presentato in grande stile al Circolo della Stampa di Milano, all'inizio del 1973.
Tra i presenti molti vip, tra i quali i calciatori Cesare "Cece" Maldini e Gianni Rivera.



Durante la vernice, Pilat si esibì in un miniconcerto, accompagnandosi con la sua storica ed inseparabillissima chitarra elettrica Fender Telecaster !



Questo lp, il primo di tre dello stesso genere, ottenne a Trieste un effetto bomba. Vuoi per la particolare verve, vuoi per i brani dimenticati e riportati alla luce, ma soprattutto per l'aggiunta di strumentazioni moderne come chitarre elettriche distorte, tastiere e batteria, la città di Trieste riscoprì, soprattutto attraverso i più giovani, il proprio attaccamento al folklore che, negli anni, si era un bel po' perduto.



Da allora, Lorenzo Pilat divenne il principale portabandiera della Trieste popolare da ballare e cantare in compagnia.




Da allora non ci fu estate a Trieste e dintorni senza la sua presenza carismatica e "pazzoide" (nel senso più positivo del termine). Un cantastorie scatenatissimo, capace di trascinare un foltissimo pubblico di tutte le età in canti popolari e folkloristici triestini, sempre abbinati ad alcuni rock 'n roll americani (altra passionaccia del Pilade).



Un appuntamento attesissimo era sempre la storica "Sagra dela Sardela" che si teneva puntualmente, ogni estate, dagli anni '70 sino al 1989, o nello spazio antistante il Magazzino Vini (di fronte all'ex Pescheria Centrale) o sulla punta del Molo Pescheria.
Solo negli anni '80, si potevano registrare punte di spettatori tra le 2000 e le 2500 unità.



Senza contare le varie partecipazioni televisive locali, con programmi sempre incentrati sul nostro bel folklore musicale. Interviste con esibizioni live radiofoniche (ne ricordo una ad "Alto livello", nel segmento "Trieste dal vivo", programma condotto una trentina d'anni fa dal comune amico e collezionista Bruno Pause) e persino spettacoli natalizi per bambini. 

 

E tutto il resto è ormai storia !... 
Lorenzo Pilat, ispirò un seguito di musicisti ed appassionati, a Trieste e non solo. Ancor oggi, a ben quarant'anni di distanza, non c'è gita, non c'è occasione conviviale dove non si cantino le sue canzoni più conosciute, come "Finanziere" o "La cavala zelante", ecc...

E lui, il buon Lorenzo, è sempre qui, oramai un vero e proprio mito!
Tuttora in forma vocale ed espressiva, nonostante pure per lui gli anni iniziano a fuggir sempre più lontano, assieme alla bora ed ai ricordi migliori di una città che, nonostante la propria devastazione attuale, estetica, sociale e morale, riesce ancora a ritrovare la sua grandissima anima interiore, anche grazie alla magica musicalità ed alla verve di Pilat.



Termino questo mio ricordo con un paio di videoslide di alcune delle canzoni di "Trieste matta", dandovi appuntamento al prossimo post.

Un caro saluto e buon ascolto !!!


Da Trieste fino a Zara (popolare):



Lassime star cussì (Pilat):



El Tran de Opcina (popolare):


Un bicer de dalmato (popolare):



Lassime star cussì (Pilat) LIVE 1989:

 

       René