lunedì 15 agosto 2011

MOLIGHE 'L FIL CHE 'L SVOLI, QUEL MANDRIOL PELOSO...

Salve a todos morbinari... dopo un per de ore dall'ultimo post, rieccomi qui. Di nuovo Buon Ferragosto (quel che resta).

Oggi analizzo la famosa canzone triestina MOLIGHE 'L FIL CHE 'L SVOLI. E' un tipico canto popolare triestino, derivante da una marcia.
La marcia piace a tutti... è un ritmo pomposo ed orecchiabile, che infonde sempre allegria e voglia di muoversi. Tanto è vero che la gran parte dei giovani d'oggi son convinti di ballare su chissà quali ritmi moderni e "trendy", quando si ritrovano nelle discoteche che sparano a non so quanti decibel, bordate di techno e funky. Ma in realtà, ed è la scoperta dell'acqua calda (anche se in molti, per l'appunto, non se ne saranno forse mai accorti), la discoteca piace perché non è altro che un ritmo di marcia (e/o di tango, specie nella prima discomusic fine anni '70 - inizio '80), il tutto però proposto in chiave elettronica, e mandato continuamente on air su una stessa nota (tunz tunz tunz), fino allo sfinimento. Quindi, fa venir voglia di ballare.

Ritornando a "Molighe 'l fil", essa è una canzone a doppio senso... innocua, ma anche maliziosa allo stesso tempo. E ci narra di un'usanza allora molto in voga nei pomeriggi di giochi all'aria aperta dei ragazzini.. la cosidetta "mularia". Teniamo conto che stiamo analizzando il periodo che va dai primi del '900, fino alla fine degli anni '40, più o meno.

Intanto, diamo un nome alla musica di base dalla quale il popolo ha tratto lo spunto per il motivetto in dialetto triestino: si tratta della marcia austriaca, peraltro ancor oggi molto conosciuta ed apprezzata, "WIEN BLEIBT WIEN!" (Vienna rimane Vienna!). La classica marcia da parata militare.
Fu composta dal compositore Johann Schrammel (nato il 22 Maggio 1850 a Neulerchenfeld, nei pressi di Vienna, e deceduto giovanissimo, a soli 43 anni, il 17 giugno 1893 a Vienna), ed a tutt'oggi resta il pezzo più conosciuto e di successo di tal compositore. 

Qui sotto il compositore, Johann Schrammel.



















Qui sotto invece il frontespizio dello spartito originale della marcia "Wien bleibt Wien!" (cliccare sulla foto per una visualizzazione con miglior risoluzione).



















Ecco, tratta da Youtube, la marcia in questione:


E veniamo alla nascita del motivo popolare triestino.

"Molighe 'l fil che 'l svoli", cioè "lasciagli il filo, cosicché possa volare", consisteva nel legare alla zampetta di una cetonia aurata (in triestino "el mandriol peloso"), un filo o un piccolo spago per non lasciar volar via l'insetto, tenendolo come un cagnolino al guinzaglio!
Era un giochetto crudele però, perché quasi sempre la zampina del povero animaletto si spezzava.
La canzone, usa il pretesto di questo antico gioco per ironizzare a doppio senso sulla donna che tiene legato a sé l'uomo che la dovrebbe sposare.. per poi invece lasciarlo "volar via", proprio come la cetonia.

La seconda strofa recita: "El me ga dà na vera, de quele de coltrina, bonora stamatina la fuga el ga ciapà!!"... le "vere de coltrina" (dette dal popolo anche rincele) sono gli anelli delle tende, ed anche qui c'è il doppio senso "in salsa matrimoniale".

Qui sotto il testo in triestino, ed a seguire la traduzione in italiano realizzata dal sottoscritto con alcune licenze poetiche, per cercare di far quadrare il testo in italiano con la metrica originale del testo in vernacolo.


MOLIGHE 'L FIL CHE 'L SVOLI

Molighe el fil che 'l svoli
quel mandriol peloso
el voleva che lo sposo
mi invece lo go lassà...

Lo gavevo, lo gavevo, lo gavevo e lo go lassà
perché el iera, perché el iera, perché el iera un disperà...
Lo gavevo, lo gavevo, lo gavevo e lo go lassà
perché el iera, perché el iera, perché el iera un disperà!


El me ga dà na vera
de quele de coltrina
bonora stamatina
la fuga el ga ciapà!...

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Traduzione:


MOLLA IL FIL CHE VOLI

Molla il fil che voli
quell'insetto peloso
lui voleva che lo sposo
ed io invece poi lo lasciai...

Io l'avevo, io l'avevo, io l'avevo poi l'ho lasciato
perché era, perché era, perché era un disperato...
Io l'avevo, io l'avevo, io l'avevo poi l'ho lasciato
perché era, perché era, perché era un disperato!

E mi diedé una vera
di quelle da coltrina
poi presto stamattina
la fuga lui iniziò!

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Qui di seguito, vi propongo un videoslide con alcuni miei pupoli. In sottofondo una mia versione alla buona, canticchiata a cappella, della seconda strofa e ritornello di "Molighe 'l fil che 'l svoli":



Un altro videoslide... stavolta la canzone è canticchiata, sempre a cappella da un Oliver Hardy "patoco", con annesso "Triestanlio", prontissimo a rovinare involontariamente l'esecuzione dell'amico. Le imitazioni dei due sono del sottoscritto, che spesso e volentieri si diverte ad imitare tanti personaggi, tra cui i due grandissimi ed eterni attori comici.


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Un caro saluto, alla prossima...


    René

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una attuale (mi rammarico per il ritardo) bella lettura, cioè il Caffè Ferrari ai volti di Chiozza, di Renato Ferrari, mi ha fatto scoprire "Molla il fil che voli..." e mi ha portato fino al tuo blog, interessante e intelligente. Grazie di cuore, mimì

René ha detto...

Contraccambio sentitamente i ringraziamenti, chiedendo venia per il mio ritardo nella pubblicazione del Suo commento (ho messo la moderazione dei commenti per evitare spam. Di solito, comunque, i commenti dei visitatori vengono postati entro una settimana o meno). Un cordialissimo saluto.

René

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